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Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963),
Damigella di Numidia che stira l’ala
bronzo fuso e cesellato su base in marmo antico, 28 x 52 x 24 cm
Donata nel 2022 da un munifico benefattore che ha preferito mantenere l’anonimato, la “Damigella di Numidia che stira l’ala” ha colmato un vuoto importante nella collezione permanente del Museo, perché documenta uno dei soggetti zoomorfi più amati ed apprezzati dall’artista. Insieme ai gatti e ai rapaci, infatti, la “damigella di Numidia” (una specie boreale di gru dalle dimensioni ridotte, con piumaggio di colore grigio-blu e bellissimo ciuffo ornamentale a forma di falce con sottili piume bianche che si dipartono da dietro l’occhio, dall’iride di un brillante rosso rubino) è uno dei temi animalier più amati e ricorrenti nell’iconografia dell’artista.
In particolare, questa Damigella in bronzo viene a completare una serie importante, che l’artista ha declinato in metalli diversi. Quella in argento fuso, cesellato e dorato al mercurio su base in lapislazzuli, datata 1941, che Francesco Sapori, dando alle stampe il suo memorabile testo sulla “Scultura italiana moderna”, inseriva fra le quattro foto di sculture scelte a illustrazione della produzione di Renato Brozzi, insieme alla “maravigliosa Cheli”, una grande tartaruga in bronzo dorato inserita nella corazza dorsale dell’animale originario, morto di indigestione nei giardini del Vittoriale, portata a termine su commissione di D’Annunzio fra il 1925 e il 1928 e assurta a simbolo ammonitore di sobrietà nella sala da pranzo che da lei prende il nome. Una versione in bronzo fuso, argentato e cesellato su base in lapislazzuli, nelle collezioni della Fondazione Cariparma. Un esemplare in bronzo cesellato su marmo verde, in collezione privata, in tutto identico a quello pervenuto al Museo Brozzi, fuorché nella tipologia di marmo (rosa e non verde) della base.
La scultura riproduce fedelmente le sembianze di questa specie erratica proveniente dall’Europa sud-orientale, accentuandone la flessuosità del collo, leggermente reclinato all’indietro. L’artista evidenzia ed esalta la carica vitale ed espressiva sprigionata dal dinamismo di un movimento in potenza: le grandi ali sembrano colte nell’atto di dispiegarsi, mentre le zampe paiono sollevarsi per spiccare il volo. La leggiadria della gru risulta enfatizzata dalla ricchezza cromatica della base in marmo antico, il cui rosa intenso esalta la preziosità dei dettagli del piumaggio in bronzo, accentuandone gli effetti chiaroscurali.